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A Napoli, l'omaggio del caffè agli ospiti stranieri
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“Il consumo del caffè risale a prima dell'unificazione
d'Italia, ossia a più di 200 anni fa, ed è anche per questo
che rituali e tradizioni sono così antichi", afferma in
un'intervista telefonica Andrea Illy, presidente della Illy.
“A
Napoli il caffè è un mondo a sé, sia sotto l'aspetto
culturale che sociale. E' un rituale realizzato nella
solidarietà.”
Solidarietà che va sempre più allargandosi. Nel 2010, una
serie di piccoli festival culturali in Italia ha dato vita
alla tradizione di generosità, creando il Suspended Coffee
Network (la Rete dei Caffè Sospesi).
Scopo del progetto era di superare i gravi tagli statali ai
budget per la cultura, organizzando e promuovendo tutti
insieme le proprie attività. Tuttavia l'iniziativa lanciò
anche progetti di solidarietà per gli indigenti.
Incoraggiare la donazione di un caffè era uno di questi.
Attualmente, i bar in tutta Italia che hanno aderito al
network espongono nelle loro vetrine la locandina del caffè
sospeso — un adesivo nero e marrone con una tazza di caffè
bianca. Nei bar aderenti i clienti possono depositare le
ricevute in una caffettiera intonsa e posta sul banco, dove
i poveri possono prelevarle e utilizzarle. In altri bar i
clienti pagano in anticipo per il caffè extra, ed il gestore
conserva una lista oppure espone le ricevute in vetrina.
Poiché i più deboli sentono sempre più la morsa della lunga
crisi economica, i bar di alcune
cittadine del meridione
italiano hanno cominciato ad invitare i clienti a pagare per
un sandwich — o qualcosa di più — per i poveri. Quest'anno
la Feltrinelli, una grande libreria, ha spinto i clienti ad
acquistare un libro e lasciarlo lì per i lettori indigenti,
che possono ritirarlo in libreria.
Nel 2012 una
pizzeria di Napoli, Da Concettina ai Tre
Santi, ha creato similmente il logo della pizza sospesa,
stampandolo sulle proprie tovaglie di carta. Ogni settimana
riesce ad offrire circa 15 pizze gratuite ai poveri.
Ma a Napoli, con la vasta diversità di quartieri, i bar
vantano un ruolo speciale come punti d'incontro per tutti:
senatori, famiglie con i nipotini, artisti di strada, uomini
d'affari e mendicanti.
“Il caffè a Napoli è un pretesto per dialogare, raccontarsi
storie, a differenza di altre e più caotiche città
italiane,” afferma Bruno La Mura, uno dei proprietari della
galleria d'arte, sala espositiva e caffetteria Spazio Nea,
che ha offerto caffè sospesi sin dalla sua apertura nel
2012.
Da noi non si beve il caffè, lo si 'prende' come una
medicina,” gli fa eco il suo socio, Luigi Solito. “A mio
parere la filosofia del caffè sospeso consiste nel fatto che
oggi sei felice ed offri un caffè al mondo in omaggio.”
Addirittura prima di aderire al Suspended Coffee Network,
alcuni bar di Napoli avevano onorato da soli la tradizione. Al Gran Caffè Gambrinus,
locale di Napoli nato 154 anni fa,
i manager iniziarono nel 2009 ad esporre una vecchia, enorme
caffettiera napoletana, versione locale di quelle utilizzate
in quasi tutte le case d'Italia. Il coperchio viene lasciato
aperto, con tanto di spiegazioni in sei Lingue — incluso il
napoletano — di ciò che significa "caffè sospeso" e di come
i clienti possano contribuire ad offrirne uno lasciando
all'interno della caffettiera uno scontrino.
Degli oltre
1.500 caffè serviti in media ogni giorno, circa 10 sono
lasciati "sospesi" dai clienti, conferma Sergio Arturo, uno
dei proprietari. All'incirca cinque persone al giorno
entrano al Gambrinus, infilano la mano nella caffettiera e
prendono uno scontrino; "Un numero di avventori cresciuto
negli ultimi due anni," continua.
Quasi tutti a Napoli sembrano sapere cos'è un caffè
sospeso, sebbene non tutti i baristi ne abbiano mai servito
uno. Nei
vecchi quartieri napoletani, densamente frequentati
dai turisti, il Caffè 7Bello serve circa 1.000 caffè sospesi
all'anno, soprattutto ad anziani, migranti e rom, afferma il
proprietario, Pino De Stasio. E' situato nell'edificio nel
quale, nel XX secolo, il filosofo Benedetto Croce visse, su
una strada su cui oggi si trovano negozi di souvenir e
venditori ambulanti di
cornetti portafortuna prodotti in
Cina per un euro. Qui la signora Cozzolino ha lasciato il
suo caffè sospeso.
“Non sapevo del caffè sospeso,” ha detto quello stesso
giorno una cliente, la madre di quattro bambini, proveniente
da Bucarest, Romania, con indosso le infradito, i calzettoni
ed una leggera giacca invernale, che vive di elemosina nei
paraggi. “Una volta sono entrata e mi hanno offerto il
caffè, perciò ci sono tornata. Anche a noi piace il caffè.”.
Traduzione di Tina Taliercio (Wordfly
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